Abbazia di Farfa-Associazione culturale

DA ORIENTE AD OCCIDENTE. FARFA: L’ABBAZIA DEI SEGNI

di
Umberto Massimiani


Il fiume Farfa (Farfarus) ricordato da Virgilio e da Ovidio, affluente del Tevere, da il nome dell'omonima valle della sabina tiberina sotto il monte Acuziano ma soprattutto per antonomasia al monastero (Badia Santa Maria di Farfa). 
L'abbazia di Farfa fu nel medievo una tra le più potenti badie europee insieme a Montecassino e San Vincenzo al Volturno. La località abitata già in epoca romana, messa in evidenza dagli scavi archeologici tra cui quelli della British School di Roma, era sede di un tempio pagano dedicato alla dea sabina Vacuna. Varrone la identificò come la dea della vittoria, per i romani era la dea del fuoco (Vesta) e per altri era la dea del riposo dopo la guerra o del lavoro agricolo per cui gli erano offerti sacrifici con libagioni di vino e di farina.
Ad essa era attribuito il fuoco esoterico e sibillino "focolai vacunali" per cui non aveva una forma umana ben definita ma astratta e circolare. Divinità del contrasto che si legava all'acqua per il fuoco, al bosco per il deserto, alle tenebre per la luce, alla schiavitù per la libertà, alla vittoria per la sconfitta.
Fu questo dunque il luogo scelto dal monaco eremita Lorenzo che insieme alla sorella Susanna e i compagni Isacco e Giovanni, provenienti dalla Siria, pellegrini alla tomba di San Pietro, si dirigevano verso Norcia il luogo nativo di San Benedetto (480-547).
 
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E' tradizione che San Lorenzo fu eletto vescovo di Spoleto, dove gli ariani Longobardi avevano costituito un ducato indipendente e nel suo tentativo di fermarli verso la conquista di Roma, si fermò a Farfa. Qui incontrò il tempio di Vacuna dove il Maligno lanciava la sua insidia sotto la forma del serpente, Lorenzo lo distrusse con la sua evangelizzazione ed eresse il nuovo tempio alla Vergine Maria insieme all'attiguo monastero. Dalla sua parola fu chiamato "illuminatore" e dalla sua lotta fu chiamato "liberatore" ma per i suoi monaci fu il primo "padre abate" e per la gente il primo "vescovo di Forum Novum" (villa nobile e rustica, acquedotto, arena con 5000 posti, tempio di Vacuna). 
Lorenzo incarna l'uomo nuovo e con lui inizia la storia farfense. Siamo nel V secolo e nella Basilica egli colloca l'immagine mariana che aveva portato dalla terra Santa perché alla Madonna sia elevato non più il culto privato ma pubblico. 
I Longobardi non si fermano ed invadono la Sabina, distruggono l'abbadia e si ritirano alle porte di Roma. Questo evento giunge in sogno a San Tommaso di Maurienne (650-720), un monaco francese in visita al Santo Sepolcro di Gerusalemme che ha la visione della Vergine e gli indica un luogo di tre cipressi in Sabina dove ricostruire la chiesa. 
Nel 680 rifonda l'abbazia con il contributo del Duca di Spoleto San Faroaldo II e ciò favorisce la conversione dei Longobardi nel 703 e due anni dopo la consacrazione della Basilica alla Vergine da parte del papa Giovanni VII. 
E' l'inizio di un nuovo splendore che culmina con la visita di Carlo Magno nell'anno 800 che gli conferisce il titolo di Imperiale e di Nullius Diocesis, dal 775 era inserita nella sua amministrazione e di conseguenza fuori dalla giurisdizione del vescovo della Sabina; e che termina con l'invasione dei Saraceni (890-898) che ne fecero un loro caposaldo per le loro scorrerie nell'Italia centrale.
Abbandonata dai monaci fu ricostruita a seguito di un incendio con l'opera dell'abate Ratfredo (898-936) che seppe riunire i monaci dispersi. L'abate Ugo I il Grande (997-1038) attuò la riforma cluniacense con il ritorno al rigore primitivo della Regola benedettina e il privilegiare dell'azione culturale che seppe raggiungere punti di eccellenza tra scienza ed arte. 
L'abbazia di Farfa è ampliata, ristrutturata, rifatta. Gregorio da Catino (1062-1113) inizia la scuola-storia farfense con la Scriptorium farfense (scuola di calligrafia con scrittura minuscola romanzesca-farfense con abbreviazioni e legature rare, parole dritte, ben distinte ed angolose) insieme con la scuola dove si insegna : geografia, storia, medicina, trivio (grammatica, retorica, dialettica) e quadrivio (matematica, geometria, musica, astronomia) quale base preparatoria per la filosofia e la teologia. 
La Biblioteca con le sue opere (libri per la liturgia, il canto, etc) raggiungeranno le corti nobili ed imperiali, la curia pontificia e contribuirà al formarsi delle prime università (Zurigo, Eton, Alessandrina, Vallicelliana, Casanatense, Apostolica Vaticana, Archivio di Stato).
Farfa raggiunge nel suo massimo storico la presenza di circa 90-100 monaci ed attraverso una rete di dodici monasteri (minori o rurali) nel territorio è anche una scuola di arti e mestieri dell'agricoltura e dell'artigianato. Alla fiera sarà unita l'indulgenza (25 marzo e 8 settembre) ed antichi privilegi (il bacio della tunica, la croce di San Benedetto, la benedizione con il cerchio d'ottone o catena di Maria, il rito del toro, la reliquia della sacra spina, etc). 
E' inserita tra la Chiesa e l'Impero, tra Roma (Patrimonio di San Pietro) e Rieti (Ducato di Spoleto) con un patrimonio formato da: 825 mulini, 683 chiese, 315 pagi, 132 castri, 38 curtes, 16 oppida, 14 ville, 7 porti, 5 gastaldati, 2 città (Centocelle e Alatri), 1 esercito. 
La flotta con base a Passo Corese è stanziata a Civitavecchia per l'import-export nel Mediterraneo. 
Con la Pace di Worms del 1112 che pone fine alla lotta per le investiture tra Papato ed Impero (998-1125), l'Abbazia viene posta sotto la tutela della Chiesa tramite l'affidamento di un cardinale provveditore che sarà scelto tra le potenti famiglie degli Orsini, dei Farnese, dei Barberini e dei Lante della Rovere (declino dell'abbazia anche a motivo dell'incastellamento e di conseguenza perdita del suo ruolo-funzione geocentrica).

​​​​​​​La Commenda terminerà con l'assegnazione al vescovo della Sabina del titolo di Abate (ridefinizione della Diocesi). 
Nel 1400 una Bolla di Innocenzo VII l'unì a Subiaco (Congregazione Sublacense) con l'istituzione della Commenda Cardinalizia (presenza di due abati: l'abate claustrale e l'abate commendatore) e l'ingresso dei monaci teutonici. Nel 1567 fu aggregata a Montecassino (Congregazione Cassinese), nel 1893 fu inserita nella Confederazione delle Congregazioni presieduta da un Abate Primate dell'Ordine Benedettino.
Nel 1919 fu unita alla Basilica di San Paolo di Roma (dopo la chiusura del periodo napoleonico-italico 1798-1860 divenne proprietà privata) e nel 2002 riprese il suo antico privilegio dell'autonomia (priorato indipendente).

La storia e la cultura di Farfa è legata alla Regola di San Benedetto (patrono d'Europa insieme a Santa Brigida che tra l'altro visitò Farfa come pellegrina),73 articoli e il codice disciplinare, alla devozione mariana e all'ecumenismo. 
La regola che trova la sintesi in ‘Ora et Labora’, ‘Cultis et Incultis’ seppe unire Sabini e Romani, conti Franchi e duchi Longobardi, Teutonici…
La spiritualità benedettina affascina per il suo vigore: silenzio, obbedienza, studio. Fraterinità, pazienza, servizio, volontà, castità, preghiera, discrezione.
Il borgo con le sue case a schiera (urbanistica orizzontale: I piano il negozio, II piano magazzino e casa) a dimensione umana ha conservato l'impronta antica sia medievale che seicentesca (1686 incisione a stampa) pur nel restauro dell'ex proprietario il Conte Volpi di Misurata. 

Il borgo un tempo forni e granai, stalle e locande, frantoio e mulino, magazzini ed abitazioni vi troviamo oggi negozi di antiquari, artigiani e commercianti tra cui l'edificio della Fondazione Filippo Cremonesi (ex Opera 1920-84) per la formazione dei giovani.
L'architettura benedettina immersa nel verde degli olivi e delle querce, vista dall'alto appare in tutta la sua bellezza e grandezza di forme, vista all'orizzonte è severa ed austera, armoniosa e funzionale.
L'icona mariana portata da San Lorenzo (le cui spoglie insieme a quelle di San Tommaso sono state rinvenute nel 1604) secondo la tradizione è del secolo XIII. La Madonna è seduta in trono, ha un mantello, con il Bambino al centro. Il Bambino ha un libro mentre ai lati dell'icona ci sono angeli alati. Il cielo è stellato. A sinistra una stella ad otto punte. Il quadro è stato arricchito nell'800 con una lamina d'oro ornata a sbalzo. E' collocata nella seconda cappella laterale a destra entrando in chiesa (porta del giubileo). 
In questa cappella si può osservare la passione di Cristo del sec.XVI, sotto l'altare è il corpo del beato Placido Riccardi (1844-1915) che fu maestro del beato cardinale (detto il cardinale della preghiera) Ildefonso Schuster (1880-1954) colui che riaprì l'abbazia dopo la chiusura. 
La prima cappella di destra contiene il crocifisso, le storie di Tobia e San Michele Arcangelo del sec. XVI stucchi eseguiti da Lorenzo di Bellinzona; all'altare una copia della crocifissione di Francesco Trevisani (1615) originale a San Silvestro in Capite a Roma. La terza cappella contiene le storie di San Benedetto. Tra la prima e seconda cappella c’è l'altare di San Benedetto.
Le cappelle di sinistra: nella prima Santa Orsola, nella seconda temi e figure bibliche (la vergine e i profeti), nella terza la crocifissione di San Pietro, affreschi di Orazio Gentileschi della Scuola degli Zuccari del 1576. Tra la prima e la seconda cappella c'è l'altare di S.Anna detto anche della Sacra Famiglia o del Santissimo.
Nel transetto le cappelle di San Lorenzo eseguita da F. Platner nel 1858 e di San Tommaso sec. XVII-XVIII.
L'interno della chiesa è a tre navate, a croce latina, con otto colonne di granito e cipollino recuperate da antichi edifici romani, sormontate da capitelli dorici a destra e ionici a sinistra, la navata centrale termina con un presbiterio esagonale illuminato da finestre gotiche. Sopra le colonne, tra le finestre, in false nicchie con medaglioni sono raffigurati pontefici (Gregorio VII, Giovanni VIII, Stefano VIII, Gelasio, Pasquale, Callisto) Padri della Chiesa latina e greca (Agostino, Ambrosio, Gerolamo) e gli Apostoli; sull'arco trionfale l’Annunciazione e i Santi Benedetto e Scolastica.
Il pavimento è di epoca carolingia (IX sec) e nel transetto ci sono resti di un pavimento cosmatesco. 
L'altare centrale ha un baldacchino a cuspide. L'acquasantiera a sinistra è rinascimentale, a destra è gotica.

Il coro ligneo del 1614 è di Michelangelo da Toffia. 
Il soffitto ligneo a cassettoni in oro ed azzurro, contiene lo stemma degli Orsini, è del 1495. 

Sulla facciata interna un olio su muro del pittore fiammingo Hendrick Van Den Broech eseguito nel 1561 detto ‘il giudizio universale’ . 
La chiesa fatta ricostruire dal cardinale Orsini nel 1492 su una preesistente struttura carolingia ha un portale gotico elegante, sormontato dallo stemma degli Orsini, opera di Anselmo da Perugia e da una pregevole lunetta affrescata in pari tempo ‘Madonna con Bambino e santi’ di scuola umbra di Cola dell'Amatrice (1489-1559); un bel rosone e frammenti di sarcofagi romani adornano la facciata tripartita (tre ingressi) in pietra sabina.
A destra della chiesa si apre un grande cortile con fontana (1622) al centro, dal quale si accede al piccolo chiostro detto chiostrino longobardo con bifore romaniche (risistemato nel 1732); da questo chiostro si possono ammirare l’abside ed il campanile della chiesa. 
Il campanile arricchito da archi ciechi romanici e da quattro piani di trifore, presenta all’interno alcuni interessanti affreschi del sec. XI. 
Dal chiostro longobardo si passa al ‘chiostro grande’ nel quale sono raccolti frammenti architettonici relativi alle varie fasi di costruzione dell’abbazia. Sul chiostro grande si aprono due bei portali gotici a punta di diamante, quello di destra immette nell'orto dal quale si gode una magnifica vista sulla valle del Farfa, quella di sinistra immette in una sala con volta a botte, che ospita la Biblioteca, sala costruita nel 1578. La torre merlata è stata chiamata 
il palazzaccio’. 
Dal lato sinistro del chiostro grande si scende alla cripta di epoca carolongia (situato sotto il transetto) nella quale si trovano un magnifico sarcofago romano del III sec. e resti di affreschi del VIII secolo. Nell'appartamento abbaziale si trovano varie opere pittoriche.
La chiesa di Farfa è parrocchia dal 1921.
L'abbazia è monumento nazionale dal 1928, la biblioteca dal 1947. 
Giovanni Paolo II si è recato in visita il 19 marzo 1993.

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