L'incontro di Mentana-Associazione culturale
L'INCONTRO DI MENTANA TRA CARLO MAGNO E LEONE III
23 NOVEMBRE 800
di
Umberto Massimiani
L'incontro di Mentana tra Carlo Magno (742-814), Re dei Franchi (768) e dei Longobardi (774), e il papa Leone III (795-816) avvenuto il 23 novembre 800 (anno 799 per il vecchio calendario) è un fatto storico.
Non fu un semplice intermezzo 'tecnico' nel percorso di Carlo Magno verso il pontefice o di Leone III verso il Re dei Franchi e dei Longobardi ma anzi preparò definitivamente l'idea e l'istituzione dell'Impero che si era originata a Paderbom nel 799.
In quell'incontro nasce ufficialmente il potere temporale dei papi perché quello territoriale (Patrimonio di San Pietro poi Stato della Chiesa nel 1815) nasce ufficialmente con ciò che è stato chiamato 'la donazione di Sutri' nel 728. Il Patrimonio di San Pietro si formò attraverso i territori donati dai Longobardi e da quelli ex Bizantini in Italia ( Pentapoli = Ancona, Senigallia, Fano, Pesaro, Rimini ed Esarcato = parte dell'Emilia-Romagna con centro Ravenna) donati dai Franchi. Nomentum l'antica Mentana ha segnato il potere temporale dei pontefici: da Leone III a Pio IX (1846-78) perché la battaglia di Mentana del 3 novembre 1867 non fu una strategia militare ma politica per Roma Capitale.
Le minacce longobarde, la corrente curiale filolongobarda, il pericolo mussulmano, l'influenza bizantina sono alla base del ricorso dei pontefici alla protezione franca mentre dall'altra parte sia idealmente che politicamente ci si serve della liturgia e della sede romana per un progetto di unità che ha la sua sintesi nel Sacro Romano Impero (Romano d'Occidente) quale erede dei Cesari in cui ci sono nuove funzioni: la Chiesa svolge funzioni temporali e l'Impero si occupa degli affari della Chiesa.
Accanto al monogramma pontificio e al nome di San Pietro si affianca il titolo imperiale.
L'abbandono dell'Oriente (in cui si parlava e scriveva in greco) per l'Occidente (dove si parlava e scriveva in latino) è come un decalogo:
Il titolo di imperatore (da Oriente a Occidente) preteso dall'imperatrice Irene , non fu riconosciuto dal papa, per cui le chiavi di San Pietro e lo stendardo di Roma era per un imperatore uomo e non donna
Dal Mediterraneo ci si spostò in Europa
La condanna della lotta iconoclasta del 726 innalzò il lato teologico come supremazia su ciò che poteva degenerare in idolatria personale o pagana
La Chiesa percepisce il pericolo mussulmano e chiede protezione alla Francia perché ritenuto l'unico interlocutore valido in quanto si ritiene che solo l'impero è barriera al paganesimo o all'Islam
L'autorità papale si vuole rafforzare su Roma e sui Bizantini
La stabilità e l'unità dell'impero sono motivo anche di evangelizzazione
Il Patrimonio di San Pietro quale Res Pubblica è garantita dall'Impero
Si attua una nuova economia e nuove istituzioni intese come riforme
Il periodo carolingio consente di elaborare in sede di Cancelleria la cosiddetta 'Donazione di Costantino' perché Carlo Magno è considerato il nuovo Costantino (sarà l'umanista Lorenzo Valla 1405-57 nel 1440 a dimostrare la sua falsità con il De Falso Credita et Ementita Constantini Donatione)
In sede papale (Adriano I) i documenti si datano con l'inizio del pontificato o del regno di Carlo Magno perché considerata come " era nuova ".
La risposta è di origine storica. Dopo la caduta dell'impero romano nel 476, ci fu l'abbazia benedettina di Farfa (nel 764 acquista parte del territorio sabino ed è insignita del titolo di `imperiale' da Carlo Magno nel 775) ad essere eretta nel V secolo e a cui guardare come fiaccola ma prima ancora di essa nel 415 era stata fondata la diocesi di Nomentum ( nel 593 unisce la diocesi di Cures fondata nel 465) e rappresentava il legame antico tra la Sabina e Roma.
Il suo confine arrivava alle porte di Roma attraverso la via nomentana dove al XII miglio c'era la memoria dei martiri nomentani Primo e Feliciano e i suoi tre cimiteri (catacombe) si estendevano al miglio XVII. Oltre a questo il nomentanus episcopus Villario membro della curia romana aveva accompagnato in Francia il papa Stefano III per incontrare Carlo Magno.
Il pontefice predecessore Gregorio III aveva assegnato il titolo di `cristianissimo' a Carlo Martello re dei Franchi ed aveva invocato il loro aiuto contro i Longobardi per le minacce al Patrimonio di San Pietro.
A sua volta il papa successore Zaccaria (fondatore delle Domus Cultae) aveva consacrato Pipino il Breve re dei Franchi e ciò costituiva la prima volta di una investitura di un sovrano da parte di un pontefice.
Così da allora i pontefici avevano seguito questa linea.
Anche se l'abate di Farfa Probato, di origini sabine, si era fatto mediatore tra Longobardi e Franchi i vescovi di Nomentum erano per un confine tra Roma e il ducato longobardo di Spoleto tanto che nel 781 ovvero durante la presenza di Carlo Magno a Roma questo fu un argomento.
Negli anni successivi ci fu uno sviluppo fondamentale: nel 782 il papa proclama la sua signoria in Sabina, nel 783 sono definiti i confini tra Rieti e la Sabina e nel 817 la Civitas reatina e la civitas Sabiniense ovvero la Sabina reatina e romana.
Questo scenario portò la Sabina ad essere come una zona cuscinetto tra Roma e il ducato di Spoleto che ha mantenuto i suoi effetti territoriali-istituzionali fin al 1927 quando fu costituita la provincia di Rieti.
In questo quadro l'abbazia di Farfa fu un ponte tra Roma e la Francia. Il titolo di imperiale conferito con il patto o capitolare di Quierzy del 24 maggio 775 la poneva in una particolare situazione detta `Nullius Diocesis' ovvero era autonoma dall'Ordinario diocesano. Era esentata da qualsiasi interferenza sia dal potere civile ed ecclesiastico e posta sotto il mundiburdum regio alla pari dei grandi cenobi appartenenti alla corona franca (patrocinio). Carlo Magno stesso nei giorni successivi specifica ancora meglio l'immunità dal potere dei funzionari pubblici (Gregorio Magno aveva creato la figura del Difensore del Patrimonio Sabino che dal 590 resterà in vigore fino al 1605) a cui si proibisce di soggiornare sulle terre del cenobio o per esigere pegni o per imporre tasse o multe ai lavoratori dell'abbazia.
Riportato nel Liber Pontificalis Romano l'abbazia farfense diventa anche politica tanto da far dire ad uno storico come D'Acunto che Tufa è l'impero e l'Impero è Farfa'.
L'abate Provato si fece confermare da Carlo Magno questa situazione e secondo il beato cardinale Schuster osb con questo riuscì a salvare l'abbazia anche dai processi intentati da Leone III per stabilire la proprietà di chiese e casali.
Il patrocinio imperiale significava protezione del patrimonio monastico e il diritto di eleggere il proprio abate. A maggior ragione Mentana diventava una sede neutrale in questo scenario.
I monaci si impegnano a pregare quotidianamente per la `stabilitas imperi' ed anche per l'anima degli imperatori. Sorse cosi anche l'uso di intitolare o riservare un edificio all'imperatore (chiesa, cappella, palazzo, torre).
Nell'incontro di Mentana, al XII miglio 'Ad arco nomentanum ' accanto alla basilica dei martiri Primo e Feliciano, Carlo Magno proveniva da Farfa a cui aveva donato un cofanetto d'oro con gemme, croci ricchissime, broccati e paramenti sacri a fil di seta e trapunte, codici antichi, diplomi imperiali. Si può quindi pensare che la sede di Mentana abbia anche voluto significare il concentrarsi sulla figura del papa e il papa su quella del sovrano.
Anche in questo caso la scena è quella di un pontefice con il vangelo in mano, un corteo di ecclesiastici e religiosi dove spicca il vescovo fomentano Giovanni, l'abate farfense Mauroald di Worms e il Difensore del Patrimonio Sabino con nobili e popolo ci sia stato uno scambio di doni per il protocollo ma anche per dare rilievo.
Nei secoli successivi questo evento è rimasto impresso nell'araldica quando nell'anno mille Mentana adottò le chiavi pontificie nel suo sigillo e tale rimase fino al 1888 quando lo sostituì quello risorgimentale del monumento garibaldino e il trinomio 'Dio, Patria, Umanità'.
Così altrettanto, dopo l'evento, si formarono nuovi fenomeni come quello dell' incastellamento e la nuova classe feudale delle famiglie patrizie.
Siamo debitori all'abbazia di Farfa dello studio e del culto dei santi che nel caso di Mentana si è tradotto nelle figure di Antonio Abate e del vescovo Nicola, della cultura agro-silvo-pastorale ma anche di quel pensiero di San Benedetto eletto patrono d'Europa nel 1964.
Farfa è sede del Centro Internazionale Benedettino Ecumenico che si unisce ad altre opere come la biblioteca, il museo, l'erboristeria, il centro studi, la via benedettina e la via carolongia...riferimenti per la storia, la fede e la cultura.
Bibliografia
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Di Mario Renzo Mille anni fa in Sabina, Rieti,1997
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Farfa edizioni del monastero (miscellanea dal 1993 al 2011)
Formichetti Gianfranco Rieti delle delizie FMR, Milano,1993
Leggio Tersilio Da Cures sabini all'abbazia di Farfa Lions Sabina gens-BPRieti, Passo Corese,1992
Massimiani Umberto Farfa 2001, progetto di idee per il giubileo 2000, Scandriglia,1996
Massimiani Umberto Farfa, l'abbazia dei segni, Roma, 2006
Massimaini Umberto Il giubileo della Sabina: storia, cultura e territorio della diocesi sabina, Scandriglia,2000
Migliaro Elvira Strutture della proprietà agraria in Sabina dall'età imperiale all'alto medioevo Università di Pavia-La Nuova Italia, Como, 1988
Regione Lazio Abbazia di Farfa FMR, Milano,2000
Schuster I. osb L'imperiale abbazia di Farfa TPV 1921-Fondazione Marrone, Rieti, 2004
Toubert Pierre Les structures du Latium medieval, Roma, 1973
Tozzi Ileana Rieti e la sua provincia L'obicolare, Milano,2006
Sitogafia internet
Abbazia di Farfa
Istituto Storico Italiano per il Medio Evo
European Parliament / European Charlemagne Youth Prize
Istituto Storico Germanico di Roma